C’era una volta nella City…


Solitamente il luogo in cui è ambientato ogni post è annunciato in corsivo su questa riga, subito dopo il titolo. Questa volta non sarà così, il nome del luogo lo scriverò al termine del mio racconto, perché state per leggere la soluzione alla sfida che vi ho lanciato due settimane fa.

Iniziò tutto una sera all’inizio di questo mese, mentre scartabellavo nel mio schedario in cerca di una vecchia fattura del dentista. In uno degli scomparti conservo ancora tutte le carte e i ricordi degli anni vissuti con il TGS Eurogroup, prima come studente, poi come leader e infine nel direttivo dell’associazione. Se non sapete di cosa sto parlando potete recuperare un post di qualche tempo fa, in cui ho raccontato questa meravigliosa esperienza durata più di 20 anni.

Ma torniamo allo schedario. Mentre cercavo la fattura del dentista, vidi sbucare dallo scomparto “TGS Eurogroup” un mucchietto di fotografie stampate in formato A4. Le tirai fuori e subito mi tornò in mente la domenica di Settembre del 2003 in cui al Collegio Astori di Mogliano Veneto si celebrarono i primi 35 anni di vita dell’associazione.

Nelle settimane precedenti quel giorno, io e gli altri amici incaricati dell’organizzazione della festa avevamo chiesto a chi sarebbe venuto di inviarci fotografie, memorabilia e oggetti risalenti alle loro estati in Inghilterra. Era arrivato un po’ di tutto e completammo l’opera con un approfondito scavo nell’archivio TGS, un lavoro da autentici archeologi.

Ne uscimmo con piccolo tesoro, che fu debitamente esibito ai presenti il giorno della festa: erano soprattutto fotografie, a centinaia. Alcune risalivano agli albori, ai primissimi, eroici viaggi in Inghilterra nei primi anni ’70.

Una parte di ciò che avevamo trovato nell’archivio TGS è rimasta da allora nel mio schedario ed è ricomparsa qualche settimana fa, per puro caso.

Tra le altre cose, c’erano le fotografie partecipanti al “Concorso Fotografico TGS”, tenutosi nelle cinque località nell’estate del 1986: Coulsdon, Caterham, Dorking, Tunbridge Wells e Guildford.

Come ho detto, le fotografie sono stampate in formato A4 e ognuna riporta sul retro il nome e cognome dell’autore, la località, il titolo dello scatto e infine marca e modello della macchina utilizzata: Agfa Silette I, Zeiss Ikon, Kodak Retinette… che tenerezza!

Una fotografia, però, colpì la mia attenzione più delle altre, perché era l’ideale protagonista di una nuova puntata di “Scerloccami questa”. Eccola qui.

L’autore è Adriano G., nel 1986 studente a Guildford, l’apparecchio utilizzato una Ferrania Lince 3 e il titolo è il seguente: “Oggi mi vesto elegante… e se perdo l’autobus?”.

Soggetto accattivante, pochi indizi, livello di difficoltà notevole. Perfetta per uno scerloccamento. Ecco quindi come sono riuscito ad indovinare dove fu scattata.

Il protagonista è indubbiamente l’uomo di spalle in primo piano, che indossa un completo (per l’esattezza un glen plaid suit) e si accinge ad attraversare la strada impugnando nella mano sinistra un ombrello chiuso. E’ già piovuto o potrebbe piovere da un momento all’altro.

Colpiscono le scarpe da tennis bianche, marca Puma, che contrastano piacevolmente con l’outfit e con l’età non più giovanissima dell’uomo.

Di fronte a lui, sempre di spalle, ci sono altri due individui intenti ad attraversare, un uomo e una donna. Più avanti, un altro gruppetto è già al di là della strada e sta per passare sotto quello che sembra un ponte o un sottopassaggio.

Altro indizio: le cabine telefoniche sulla destra, decisamente anni ’80. Sono il modello KX100, il maldestro tentativo di British Telecom di modernizzarsi e di sostituire le iconiche cabine K6.

Le KX100, introdotte nel 1985, erano un parallelepipedo dal tetto piatto, con tre lati su quattro in vetro fumé e uno in acciaio inossidabile. Le pareti non arrivavano a terra per permettere l’aerazione e le porte avevano maniglie colorate e grandi, per facilitare l’apertura: gialle per le cabine con telefono a moneta, verde per quelle che accettavano le phonecard. La parola “phonecard”, come nel caso delle vecchie macchine fotografiche a pellicola, mi ha suscitato nuovamente una certa tenerezza.

Le due cabine immortalate nello scatto di Adriano G. nel 1986 sono appunto di due colori diversi: verde e giallo.

A sinistra c’è un’altra novità dell’epoca: il Super Loo. Un bagno pubblico a pagamento, autopulente, in funzione 24 ore su 24.

“Questo servizio pubblico viene pulito e disinfettato automaticamente dopo ogni utilizzo. Quando il segnale verde di libero accesso è visualizzato, inserire l’importo richiesto. Monete accettate: 2p, 5p, 10p.
La porta d’ingresso al pubblico alla vostra sinistra si aprirà automaticamente quando avrete inserito la tariffa richiesta. Una volta entrati, la porta si chiude e si blocca.”

Roba da fantascienza, nel 1986.

Dopo aver indugiato a lungo sulle cabine telefoniche e i bagni pubblici, diventando quasi un cultore delle due materie, tornai al mio problema: individuare il luogo esatto della fotografia.

Prima di tutto cercai di capire se si trattasse di Londra o di un’altra località. Venne in soccorso il cartello stradale seminascosto dal Super Loo: dietro la scritta “toilet” si intravede il nome di una strada, disposto su due righe, con una scritta rossa nell’angolo in basso a destra.

Tentai di ingrandire la scritta, aumentando più volte la risoluzione della scansione, con la tecnica utilizzata da Mel Brooks in una sequenza magistrale del suo High Anxiety.

Purtroppo l’immagine rimaneva sgranata e indecifrabile.

Però quella macchia rossa in basso a destra mi diede la certezza che il cartello era londinese. Sotto il nome della strada o della piazza, infatti, a Londra compare sempre il relativo postcode, di colore rosso.

A questo punto l’indizio da decifrare era il ponte sullo sfondo, sotto il quale sta passando un gruppetto di persone. La porzione di fotografia in alto a destra mostra un muro di mattoni parzialmente crollato, dietro il quale si intravede una recinzione di ferro e, sullo sfondo, quella che sembra una finestra.

L’istinto mi portò subito a pensare che si trattasse di un ponte ferroviario. L’arcata è in ghisa, dipinta di blu e poggia su un pilone rivestito di pietra. E’ simile in tutto e per tutto ad uno scorcio di Londra che tutti abbiamo presente: il ponte nei pressi di Camden Lock, sul quale passano i convogli della North London Line.

Per questo motivo mi convinsi che quello fotografato da Adriano G. era senz’altro un ponte ferroviario.

Sotto l’arco c’è un ingresso, forse un negozio, con una tenda da sole rossa, a cappottina: mi sfugge la sua utilità, dato che si trova sotto un ponte, ma Londra mi ha abituato a ben altre stranezze.

Mi misi quindi a setacciare una pianta di Londra, seguendo con il dito le linee ferroviarie di superficie che attraversano la città e che incrociano e costeggiano strade urbane. Partii dalle zone più centrali, quelle solitamente battute dai gruppi TGS nei sabati tradizionalmente dedicati alla visita della capitale. Poi mi allontanai progressivamente, fino a raggiungere con la punta del dito le periferie più remote.

Ammetto che passai almeno un’oretta così, senza successo. Potrei dirvi che tutto ciò fu una fonte di frustrazione e invece no. Queste ricerche insensate, senza capo né coda, sono per me un toccasana, un autentico antistress.

Dopo aver percorso inutilmente le centinaia di pagine del Greater London Street Atlas, edizione 1997, ero ormai sul punto di tirare i remi in barca.

Poi, però, arrivò un’illuminazione: forse il ponte ferroviario non esisteva più! Mi procurai quindi una mappa più datata e la confrontai con una più recente.

Mi accorsi ben presto che nella City di Londra, a pochi passi da St Paul’s, nel 1986 era ancora in piedi una vecchia stazione ferroviaria, chiusa ai passeggeri nel 1929.

Si chiamava Ludgate Hill Station e dal 1865 era stata il capolinea nella City della London, Chatham and Dover Railway, che proveniva da sud e attraversava il Tamigi grazie al vecchio ponte di cui ho parlato in un vecchio post.

La stazione si trovava immediatamente a sud di Ludgate Circus, su un viadotto che proseguiva a nord in direzione di Farringdon.

I binari passavano in alto e, nel punto in cui Fleet Street si trasforma in Ludgate Hill e sale verso la cattedrale di St Paul, erano appoggiati ad un massiccio ponte in ghisa.

La maggior parte delle fotografie che lo rappresentano furono scattate da Fleet Street in direzione est, verso la cattedrale di Wren…

Ma con un po’ di pazienza ho trovato immagini riprese dal lato opposto, da Ludgate Hill in direzione di Fleet Street. Grazie ad esse ho avuto la conferma che si trattava dello stesso ponte.

Questa immagine, risalente agli anni ’80, mostra il modernissimo Super Loo.

In questa, risalente a 15 anni prima, il Super Loo non c’era ancora.

Sotto l’arco si intravede inoltre l’orologio di Ludgate House, un tempo sede dell’agenzia di viaggi fondata da Thomas Cook, l’inventore del turismo moderno.

La strada che si accinge ad attraversare il signore attempato con l’ombrello in mano e le Puma ai piedi si chiamava Seacoal Lane ed oggi non esiste più.

Il nome Seacoal deriva probabilmente dal carbone che proveniva dal mare e raggiungeva la City risalendo il fiume Fleet, che un tempo scorreva proprio in quel punto. Osservate nuovamente il cartello stradale dietro il Super Loo…

Sbucano le lettere “AL” di SEACOAL e la “E” di LANE. Il postcode, illeggibile, è EC4.

La stazione di Ludgate Hill e il ponte ferroviario furono demoliti nel 1990, per fare spazio alla nuova stazione di City Thameslink.

I londinesi accolsero con sollievo lo smantellamento del ponte, perché finalmente la vista della cupola di St Paul era sgombra.

A mio parere, invece, il viadotto non era poi così brutto, soprattutto nella sua prima versione, quella precedente alla bomba tedesca che lo danneggiò durante il Blitz.

Senza il ponte ferroviario, poi, questo dipinto di William Logsdail del 1887 avrebbe perso gran parte del suo fascino.

100 Ludgate Hill – Tube: Blackfriars


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