I due macinapepe della National Gallery

Trafalgar Square – Tube: Charing Cross


Cominciò tutto con la morte di un anziano uomo d’affari.

Nato in Russia e trasferitosi in Inghilterra in giovane età, John Julius Angerstein morì a Londra il 22 Gennaio del 1823, all’età di 88 anni, lasciando ai suoi eredi un ingente patrimonio. A capo dei Lloyd’s dal 1790 al 1796, era stato amico del Re Giorgio III, del Primo Ministro William Pitt e del celebre pittore Thomas Lawrence, che nel 1828 avrebbe ultimato il suo ritratto (postumo).

Per tutta la vita Angerstein era stato soprattutto un accanito collezionista d’arte e aveva acquistato negli anni opere di grande prestigio: Rubens, Rembrandt, Tiziano, Raffaello, Hogarth, Turner e molti altri.

Quando morì i suoi eredi misero in vendita 38 quadri della sua collezione, proprio nei giorni in cui la Camera dei Comuni aveva deciso di stanziare una somma importante per la creazione di una Galleria Nazionale: un museo aperto a tutti e gratuito, nel tentativo di emulare le prime gallerie pubbliche che in quegli anni stavano nascendo in Europa. Il pagamento dei debiti di guerra da parte dell’Austria fu la spinta definitiva per concretizzare il progetto.

Gli eredi di Angerstein incassarono 57.000 sterline e così, il 10 Maggio 1824, fu inaugurata la National Gallery. La prima sede fu fissata in quella che era stata la dimora cittadina di Angerstein, al numero 100 di Pall Mall, che però si rivelò ben presto inadeguata ad ospitare i dipinti che nel frattempo erano aumentati, grazie ad altre acquisizioni.

Le poche stanze della galleria erano spesso sovraffollate e soprattutto sfiguravano se confrontate con i sontuosi ambienti del Louvre di Parigi e del Prado di Madrid.

Fu deciso pertanto di costruire una nuova sede per il museo, da realizzare in Trafalgar Square, una grande piazza recentemente inaugurata. Il luogo era ideale perché situato al centro della città e accessibile da tutte le classi sociali: dai londinesi più abbienti che vivevano nel West End e da quelli più poveri, provenienti dalla zona est.

La nuova National Gallery avrebbe sostituito gli storici Royal Mews, le scuderie reali che fin dal 1377 sorgevano lì, a nord di Whitehall e del Palazzo di Westminster.

Il termine “mew”, che oggi traduciamo con “stalla”, nel Medio Evo stava a significare la gabbia in cui erano tenuti i falchi reali. “To mew up” è infatti una forma arcaica del verbo “to imprison”. Quando l’edificio originale andò distrutto da un incendio nel 1534, fu ricostruito mantenendo il vecchio nome e diventando sede delle scuderie e deposito di carrozze.

Oggi i Royal Mews sono a pochi passi da Buckingham Palace e si possono visitare in cambio di “sole” 19 sterline, 17 se si prenota in anticipo. L’istituzione è responsabile di tutti gli spostamenti su strada del Re e dei membri della Famiglia Reale, in carrozza o in automobile.
All’interno è possibile ammirare l’iconica Gold State Coach, risalente al 1760, utilizzata in occasioni di Stato come l’incoronazione della Regina Elisabetta II nel 1953, il Giubileo di Platino nel 2022 e l’incoronazione di Re Carlo III nel 2023.

Nel 1832, quando iniziò la costruzione della nuova sede della National Gallery, i Royal Mews avevano già lasciato Trafalgar Square da alcuni anni e l’imponente edificio costruito da William Kent nel 1732 era stato abbattuto.

Questa incisione lo raffigura nel suo massimo splendore, quando ospitava i cavalli del Re ed era aperto al pubblico. Altro che 19 sterline!

Era sviluppato in larghezza ed era relativamente stretto, perché sul retro passava la strada di accesso alle stalle.

Quando l’architetto William Wilkins si mise al lavoro per progettare la nuova pinacoteca nazionale, aveva ben chiara una direttiva giunta dall’alto: il nuovo edificio non avrebbe dovuto alterare lo skyline precedente e avrebbe dovuto in qualche modo assomigliare alle scomparse scuderie reali.

In effetti la pianta della National Gallery disegnata da Wilkins nel 1836 ricalca quella dei Royal Mews.

L’edificio aveva due soli piani e, oltre alla National Gallery, ospitava nell’ala est la Royal Academy of Arts, che soltanto nel 1868 si trasferì nella sede attuale di Burlington House.

L’architetto inserì nel progetto due particolari che rafforzarono il legame con le vecchie scuderie: li possiamo osservare ancora oggi, ammirando la facciata. Ai due estremi del tetto si scorgono quelli che a prima vista possono sembrare dei macinapepe fatti di pietra.

Richiamano quelli, molti simili, che sbucavano dal tetto dei Royal Mews, che erano parte del sistema di ventilazione delle stalle. Costituivano un sistema efficace ed elegante per espellere il calore e il letame prodotti dalle centinaia di cavalli rinchiusi nelle scuderie.

La prossima volta che visiterete la National Gallery e i suoi capolavori, date un’occhiata ai due macinapepe. Quello di sinistra è in corrispondenza della sala numero 7 (al momento è chiusa al pubblico), quello di destra è sopra la sala 42, dedicata ai paesaggisti del diciannovesimo secolo.



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