A Roma c’è una Piccola Londra…

via Bernardo Celentano – Roma, Italia

E’ la tarda mattinata di una pigra domenica romana. Il cielo è un po’ coperto ma il sole di marzo ogni tanto sbuca e rende la temperatura deliziosa.

Io, Cristina e Ivan siamo diretti al mercato di Ponte Milvio, impazienti di immergerci in un mare di anticaglie, di oggetti insoliti e di libri ingialliti.

Scendiamo dalla metro e ci incamminiamo lungo la via Flaminia, l’interminabile rettilineo che ci porterà sulle rive del Tevere.

Arrivati all’incirca a metà strada, propongo una piccola deviazione: in qualche libro, chissà quando, ho letto che da queste parti c’è un luogo speciale, una strada privata che pochi conoscono. I miei due amici, vicentini come me ma trapiantati nella capitale da anni, non ne hanno mai sentito parlare.

Tra viale del Vignola e la via Flaminia, un po’ nascosta al passante distratto, c’è via Bernardo Celentano: la “Piccola Londra”.

Nel 1907 fu eletto sindaco di Roma Ernesto Nathan, londinese di nascita e italiano da parte di madre.

Ebreo, di idee mazziniane, già maestro del Grande Oriente d’Italia, laico e anticlericale, Nathan si trovò a gestire la città in anni turbolenti, segnati da un’espansione urbanistica portentosa, iniziata subito dopo la designazione a capitale del Regno.

Nel 1870, l’anno della breccia di Porta Pia, Roma contava poco più di 200.000 abitanti, che raddoppiarono nel giro di 30 anni. Il piano regolatore di Ernesto Nathan, varato nel 1909, mirava a fare di Roma una città cosmopolita, più simile alle grandi capitali europee.

I fabbricati non potevano avere altezza maggiore di 24 metri e i villini, non più alti di due piani, dovevano essere dotati di un piccolo giardino e chiusi da cancelli in ferro.

Furono queste le direttive che seguì l’architetto Quadrio Pirani quando qualche anno dopo accettò l’incarico di progettare nel quartiere Flaminio gli alloggi destinati ad ospitare funzionari di alto livello dell’amministrazione pubblica.

Per entrare nella “Piccola Londra” (così la chiamano i romani) dalla parte di viale del Vignola bisogna ignorare un cartello piuttosto esplicito…

Dopo averlo richiuso alle nostre spalle, io e i miei amici ci ritroviamo improvvisamente in un mondo a parte. Non è Londra, per carità. Ma non è nemmeno la Roma che abbiamo lasciato fuori dal cancello.

Su entrambi i lati di via Bernardo Celentano (nessuna parentela con il cantante, si tratta di un pittore verista napoletano morto a 28 anni nel 1863) c’è un fila di case a schiera alte due o tre piani, separate dal marciapiede da un piccolo giardino e da una cancellata.

Eleganti lampioni di ferro battuto, oblò sopra gli ingressi, ogni casa di una tinta diversa dalle altre. Con un po’ di fantasia, ma neanche troppa, ci si può immaginare a spasso per Notting Hill.

Quello che rompe inevitabilmente l’incantesimo è la presenza all’orizzonte dei magnifici pini marittimi sul lato di via Flaminia.

Abbiamo comunque modo di scattare qualche foto ingannevole…

Lasciamo soddisfatti la Piccola Londra e ci rimettiamo in cammino verso Ponte Milvio e il suo mercatino di cose antiche.

Qui, in mezzo ad altri libri deliziosamente inverosimili, trovo il più improbabile di tutti.

Una monografia sul corno da caccia, pubblicata a Londra, non può mancare nella mia collezione! Il sottotitolo, poi, è così allusivo…

Com’è prevedibile, il corno da caccia può emettere un’unica nota, a quanto pare un RE. Il segreto sta nel suonare la giusta sequenza, come ad esempio quella prevista dal rituale al momento dell’uccisione di una lepre.

L’autore dell’opuscolo è il noto L.C.R. Cameron, già autore del bestseller “Lontre e caccia alla lontra” (1908).

Insomma, dalla “Piccola Londra” alla “Povera Lontra” il passo è molto breve.


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