Il mausoleo che ispirò la cabina telefonica

Pancras Road – Tube: King’s Cross St Pancras

Poco più di un anno fa The LondoNerD dedicava un post alle tozze cariatidi di St Pancras New Church. Oggi vi parlo di un’altra chiesa intitolata a San Pancrazio, di quella più antica.

Sorge a nord dell’immensa stazione omonima, quella che da qualche anno è il terminal per i collegamenti ferroviari con la Francia e con il nord del Paese. Un’elegante cancellata in ferro battuto separa dalla città la chiesa e il vasto cimitero che la circonda.

Le sue origini sono molto antiche, non è possibile individuare la data precisa in cui fu consacrata ma si pensa che risalga all’inizio del settimo secolo dopo Cristo e qualche storico ipotizza che sia il luogo di culto più antico di tutta la Gran Bretagna. A partire dal 1300 la popolazione della zona intorno a St Pancras cominciò gradualmente a spostarsi verso nord, dove c’erano migliori fonti di acqua potabile e dove era minore il rischio di esondazione del fiume Fleet, che oggi scorre sotterraneo ma un tempo lambiva la chiesa.

Quando fu inaugurato il nuovo luogo di culto in Euston Road, nel 1822, St Pancras Old Church perse il suo status di parrocchia e retrocesse a semplice cappella. Nel 1847, ormai in condizioni di abbandono, si decise di restaurarla o, meglio, di alterarla in maniera consistente. Eliminata la vecchia torre centrale, ne fu costruita una sul lato meridionale e tutta la parte esterna dell’edificio fu modificata.

Proprio qui, davanti al portone racchiuso da archi dal disegno elaborato, posarono i Beatles per una delle fotografie che furono scattate durante il cosiddetto “Mad Day Out”.

Il 28 luglio 1968 John, Paul, George e Ringo si presero una pausa dalla registrazione del White Album e passarono l’intera giornata a zonzo per Londra, con un paio di fotografi al seguito. Nacquero così quelle che molti considerano le migliori istantanee mai scattate ai Beatles: assolutamente spontanei, irriverenti, autentici.

L’interno della chiesa ha un indubbio fascino.

Luci basse, nessun turista, un’atmosfera rilassata… sarebbe il luogo ideale per un intimo concerto acustico…

E infatti, un paio di volte alla settimana, St Pancras Old Church ospita musicisti di ottimo livello, per la gioia dei pochi fortunati che la piccola navata può contenere.

Nell’ottobre del 2014, ad esempio, ha suonato qui la leggendaria Vashti Bunyan, cantautrice che adoro e di cui prometto di scrivere presto. Intanto godetevi la sua meravigliosa “Train Song”.

Ritornati all’aperto, rimane da esplorare il vasto cimitero che circonda la chiesa.

Era luogo di sepoltura per i parrocchiani ma anche per i defunti cattolici provenienti da tutta Londra. Qui riposa John William Polidori, morto a 25 anni e autore de “Il Vampiro”, primo racconto ad introdurre questa figura leggendaria nella letteratura moderna. Nel cimitero di St Pancras si incontravano il poeta Percy Bysshe Shelley e la futura moglie Mary: progettarono la loro fuga d’amore in Francia davanti alla tomba della madre di lei.

In un angolo troviamo il famoso “Hardy Tree”, che ha una storia incredibile. Il giovane Thomas Hardy, futuro autore di romanzi come “Via dalla pazza folla” e “Tess dei D’Ubervilles”, era avviato alla professione di architetto e gli fu affidato un incarico bizzarro nel periodo in cui lavorava per lo studio di Arthur Blomfield. Per fare spazio ad un’estensione dei binari  della Midland Railway, infatti, ricevette il compito di distruggere una parte del cimitero, riesumando un gran numero di corpi.

Una volta fatto questo, restava il problema di cosa fare delle lapidi, che Hardy decise di risolvere posizionandole una accanto all’altra, a raggiera, intorno ad un giovane frassino.

Oggi, un secolo e mezzo dopo, è avvenuta una trasformazione miracolosa, con le radici dell’albero che hanno progressivamente inglobato in parte le lapidi, creando così un abbraccio eterno tra vita e morte.

Poco più in là ecco l’attrazione principale del camposanto di St Pancras: il mausoleo di Sir John Soane.

Architetto celeberrimo, rimasto vedovo nel 1815, disegnò lui stesso il luogo dove avrebbero riposato le spoglie dell’amata moglie Eliza. Lui stesso fu sepolto qui, accanto a lei, 22 anni dopo.

Non sono presenti simboli cristiani ma sul tetto c’è una pigna, simbolo nell’Antico Egitto di rigenerazione. E’ scolpito nella pietra un serpente che inghiotte la propria coda, anch’esso emblema di eternità.

Sacred To The Memory of Elizabeth, The Wife of John Soane, Architect She Died the 22nd November, 1815.
With Distinguished Talents She United an Amiable and Affectionate Heart.
Her Piety was Unaffected, Her Integrity Undeviating, Her Manners Displayed Alike Decision and Energy, Kindness and Suavity.
These, the Peculiar Characteristics of Her Mind, Remained Untainted by an Extensive Intercourse With The World.

La forma del mausoleo fu un’influenza diretta per l’architetto Giles Gilbert Scott, quando presentò il suo progetto per la cabina telefonica di colore rosso che oggi tutti conosciamo, che risale al 1924.

Ma c’è un altro edificio, sempre opera di Soane, il cui tetto ispirò sicuramente Giles Gilbert Scott: è il Bourgeois and Desenfans Mausoleum, parte della Dulwich Art Gallery.

Torniamo infine al 28 luglio 1968, con i Beatles scatenati alle prese con il loro “Mad Day Out”. C’è un’altra serie di fotografie che li ritrae nel giardino di St Pancras, a pochi metri dalla tomba di Soane.

La panchina è ancora lì, silenziosa testimone di quella giornata fuori dagli schemi, che portò un po’ di sana follia in questo tranquillo angolo di Londra.

 

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