Qui nacque Elisabetta

17 Bruton Street – Tube: Green Park


Dalla prima pagina di un quotidiano di sabato 6 Febbraio 1926.

Il giovanotto sorridente che indossa un elegante completo gessato è Edward Albert Christian George Andrew Patrick David, figlio primogenito di Re Giorgio V ed erede al trono d’Inghilterra.

Qualche settimana prima, in un incidente di caccia, il futuro sovrano aveva rotto la clavicola ma, nonostante il braccio appeso al collo, non aveva perso il buon umore.

Aveva da poco passato la trentina e da alcuni anni la sua fama di imperterrito donnaiolo preoccupava in maniera crescente il padre, il Primo Ministro Stanley Baldwin e tutta la corte d’Inghilterra. Frequentava la café society, collezionava amori clandestini con donne sposate e non sembrava voler mettere la testa a posto.

“Quando sarò morto il ragazzo si rovinerà nel giro di un anno”, aveva confidato Re Giorgio ad un amico.

Il 21 Aprile del 1926, in un elegante appartamento di Mayfair, veniva al mondo una bambina.

Era la prima figlia di Albert, fratello minore dell’erede al trono, e della moglie Elizabeth Bowes-Lyon.

Venne chiamata Elisabetta, come la madre. E non era destinata ad essere Regina.

Era soltanto la figlia del secondogenito del Re e pertanto non era nata in una reggia o in un palazzo sfarzoso. L’erede al trono era il giovane Edward, preda ambitissima sul mercato dei matrimoni, che prima o poi avrebbe messo la testa a posto, si sarebbe sposato e avrebbe avuto uno o più figli che sarebbero diventati sovrani dopo di lui. E così via, di generazione in generazione.

Le cose, come sappiamo, andarono diversamente. Edward conobbe l’americana Wallis Simpson, se ne innamorò perdutamente nonostante la contrarietà del padre e per lei rinunciò al trono dopo nemmeno un anno di regno, abdicando a favore del fratello Albert, che prese il nome di Giorgio VI.

La morte improvvisa di quest’ultimo, il 6 Febbraio del 1952, fece sì che Elisabetta diventasse Regina a 26 anni non ancora compiuti. Un regno lungo più di settant’anni che è terminato lo scorso 8 Settembre, quando la sovrana si è spenta nel castello di Balmoral.

Elisabetta nacque in una stanza luminosa al numero 17 di Bruton Street. L’elegante appartamento era la townhouse dei nonni materni, il conte e la contessa di Strathmore e Kinghorne, che l’avevano acquistata qualche anno prima ma risiedevano per la maggior parte dell’anno nel loro maniero scozzese.

Il futuro Giorgio VI e la consorte si trasferirono in Bruton Street all’inizio di Aprile, pochi giorni prima della nascita della figlia, lasciando il loro appartamento di Curzon House.

Desideravano che la primogenita venisse al mondo qui perché da questa stessa casa Elizabeth Bowes-Lyon era uscita il 26 Aprile di tre anni prima, diretta a Westminster Abbey per sposare Albert. Era quindi una casa legata a molti ricordi felici.

In queste immagini è immortalata la visita alla neonata dei nonni materni, Re Giorgio V e la Regina Mary, il giorno successivo al parto.

Quel pomeriggio giunsero i familiari più stretti e molte personalità, tra cui il Lord Mayor. In strada erano presenti giornalisti e fotografi. Uno di loro immortalò un’infermiera che ad un certo punto si avvicinò alla finestra per osservare la folla sottostante.

Sui quotidiani dell’epoca non c’è però traccia di una visita di Edward, l’erede al trono, che in quei giorni si trovava in villeggiatura a Biarritz. Si limitò a congratularsi dopo aver ricevuto un telegramma con la lieta notizia.

Questa è l’immagine dell’uscita di Elisabetta il giorno del battesimo, il 29 Maggio.

La coppia e la bambina abbandonarono l’appartamento di Bruton Street un anno dopo, in primavera, e si trasferirono al 145 di Piccadilly, nella casa con giardino in cui la futura Regina visse l’intera infanzia e dove nacque la sorella Margaret. Il suo successivo e definitivo indirizzo di residenza, quando il padre divenne Re, fu quello di Buckingham Palace.

Sulla casa natale della Regina esistono alcune leggende metropolitane, tra cui quella che la vuole distrutta da un bombardamento tedesco.

Le cose non andarono affatto così. Nel 1937, in un’epoca in cui c’era poca attenzione alla salvaguardia del patrimonio architettonico, almeno venti dimore storiche del circondario, tra cui il 17 di Bruton Street, furono demolite per lasciare il posto a Berkeley Square House, un enorme complesso di uffici alto ben dieci piani.

E’ buffo pensare che oggi, con lo smart working, accade l’esatto contrario: gli uffici a Londra sono troppi e spesso vengono riconvertiti in appartamenti che immediatamente raggiungono prezzi di mercato inimmaginabili.

L’altra leggenda che ogni tanto si legge racconta che oggi la casa in cui Elisabetta vide la luce ospita un ristorante cinese. Un po’ di verità c’è, perché al numero 17 di Bruton Street esiste il famoso Hakkasan, tempio della cucina cantonese a Londra. In realtà, sovrapponendo una mappa dell’epoca ad uno screenshot di Google Maps, si scopre che la dimora si trovava dove oggi c’è la reception di Berkeley Square House.

Potete sempre passare di qui per ammirare la targa che ricorda la sovrana e magari fermarvi a pranzo da Hakkasan, che sorge a pochissimi metri di distanza ma al fatidico numero 17.

Però non aspettatevi il cinese alla mano da cui tutti ogni tanto si va a cena. Siamo pur sempre a Mayfair, il ristorante ha una stella Michelin e il suo menu non è per tutte le tasche. Il piatto di punta, “Hakkasan Signature Peking Duck”, costa 110 sterline senza caviale, 160 sterline con caviale Prunier e 320 sterline con caviale Heritage.

Forse persino la Regina Elisabetta lo avrebbe trovato un po’ caro.


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