Places To Be – Nick Drake a Londra – 3


94-96 South Hill Park Gardens – Overground: Hampstead Heath


And I was green, greener than the hill
Where flowers grew and the sun shone still
Now I’m darker than the deepest sea
Just hand me down, give me a place to be

E in un giorno di Ottobre venne infine il momento di concludere il mio viaggio.

Le tappe precedenti le avevo dedicate a trovare l’esatta location delle fotografie di Keith Morris scattate per i primi due album di Nick Drake, “Five Leaves Left” e “Bryter Layter”.

Dopo aver scoperto la storia inaspettata della Morgan Crucible Works e dopo aver passato la notte in un ostello con vista su una superstrada, era quindi arrivato il tempo di affrontare l’ultimo passo: il luogo dove Nick Drake e Keith Morris, in un freddo giorno del Dicembre 1971, avevano scattato le immagini per il successivo album del musicista, “Pink Moon”.

Il disco era venuto alla luce poche settimane prima, in due sessioni notturne alla fine di Ottobre, negli studi di registrazione Sound Techniques a Chelsea.

Nick si fidava ciecamente dell’ingegnere del suono che aveva creato gli studi nel 1964, John Wood. Lo chiamò e gli disse che avrebbe voluto registrare con urgenza il nuovo album.

Wood acconsentì ma, dato che in quel periodo gli studi erano molto occupati, rispose che avrebbero dovuto iniziare a lavorare dopo le 23.

E così fu. In appena due sessioni, e in totale solitudine, Nick Drake e John Wood registrarono le dieci tracce di Pink Moon nelle notti del 30 e del 31 Ottobre 1971.

A differenza dei due dischi precedenti, prodotti da Joe Boyd, non ci fu l’intervento di alcun musicista né gli arrangiamenti dell’amico Robert Kirby. Soltanto la chitarra di Nick, con l’aggiunta del pianoforte nella prima traccia e la sua voce profonda e struggente.

Un suono organico e maturo, undici brevi tracce per un totale di poco più di 28 minuti.

Qualche giorno dopo Nick Drake si presentò agli uffici della Island con un grande involucro sotto il braccio. Rientrando dalla pausa pranzo, l’addetto stampa dell’etichetta David Sandison lo vide seduto su una panca della reception, in silenzio.

Lo invitò a salire nel suo ufficio. Nick rimase lì, senza parlare, per una buona mezz’ora, sempre tenendo stretto a sé il suo pacco. Poi salutò e lasciò la stanza.

Pochi minuti dopo entrò nella stanza una segretaria, che lasciò sulla scrivania di Sandison una scatola quadrata. All’interno c’era una grande bobina, con un’etichetta che diceva semplicemente “Nick Drake – Pink Moon”.

Per avere a disposizione delle immagini da accompagnare al disco fu fissata una sessione con Keith Morris, il fotografo che aveva già lavorato con Nick in passato per i due album precedenti.

Una mattina di Dicembre una limousine passò a prendere Morris sotto casa. All’interno, insieme all’addetta stampa della Island Annie Sullivan, c’era Nick Drake, seduto in silenzio sul divano posteriore.

“Per quasi un’ora, durante il tragitto, fu come parlare con me stesso, perché Nick era altrove.”

Il luogo prescelto per le fotografie fu Hampstead Heath. La giornata era fredda, spettrale.

Nick indossava un cappotto sopra un maglione a collo alto. Era pallido, ingobbito, le labbra serrate e lo sguardo assente.

“Di solito, ad ogni giornata di lavoro, associo sempre un colore” disse Morris in un’intervista “ma di quel giorno ricordo soltanto il grigio. Stare accanto a Nick quel giorno era come intromettersi in un lutto privato.”

La fotografia che riuscì meglio fu fortuita: Nick venne immortalato di spalle, alto e incurvato, mentre scendeva lungo un viottolo tra le case di South Hill Park Gardens. In quel momento un cane gli venne incontro festoso. Era Gus, il golden retriever di Annie Sullivan, che spesso lo portava con sé perché regalava allegria ai presenti.

Il cane non fu però in grado di far sorridere Nick, che proseguì la sua mesta passeggiata verso i laghetti di Hampstead, sempre seguito dal fotografo.

Sedette su una panchina, con lo sguardo smarrito.

Fu la sua ultima sessione fotografica.

Le immagini non piacquero affatto a quelli della Island, che decisero allora di incaricare un artista per la copertina del disco. Scelsero Michael Trevithick, un amico della sorella di Nick, Gabrielle.

Trevithick, alla prima esperienza con un lavoro di questo tipo, produsse un’immagine enigmatica, vagamente surrealista: una grande sfera illuminata a metà, da cui fuoriesce una coda di corda, con uno squarcio che lascia intravedere un cuore che sembra fatto di gruviera. Ci sono poi una tazzina, una scarpa, un razzo spaziale, un clown triste, una conchiglia…

Il significato non è chiaro ma devo dire che questa copertina, per me, ha sempre rappresentato il punto debole di Pink Moon.

All’uscita del disco, prevedendo che non ci sarebbero stati concerti dal vivo, apparizioni in radio o in tv e nemmeno interviste, Sandison scelse di comprare un’intera pagina sui maggiori giornali musicali britannici.

Il testo diceva così: “Pink Moon. Nick Drake’s new album. The first we heard of it was when it was finished.”

Pink Moon, così come i dischi precedenti, fu un bruciante insuccesso.

Qualche anno dopo la morte di Nick, quando a David Sandison fu assegnato un nuovo ufficio nel seminterrato della Island, tra i molti oggetti dimenticati lì egli trovò l’illustrazione originale di Michael Trevithick. La incorniciò e la tenne in ufficio per qualche tempo, poi la donò ai genitori di Nick che la appesero nella cameretta del figlio a Far Leys.

Il giorno in cui provai a ripercorrere le orme di Nick e di Keith Morris, sopra Hampstead Heath incombeva un cielo nuvoloso e faceva insolitamente freddo.

Scesi il viottolo tra il 94 e il 96 di South Hill Park Gardens, quello della fotografia con il cane Gus. Quasi tutto identico, ad eccezione del lampione.

Raccolsi una foglia rossa da terra, appena caduta dalla pianta appoggiata al muro di mattoni sulla destra.

Poi raggiunsi il prato che si affaccia sul laghetto. L’erba era coperta da tante foglie gialle.

La panchina che scelsi non era la stessa su cui sedette Nick tanti anni fa (evidentemente sostituita) ma recava una dedica toccante: “Alf Straker 1914-1991. He loved the Heath so much.”

Mentre fissavo l’acqua calma del laghetto, improvvisamente comparì davanti ai miei occhi un bellissimo labrador dal pelo scuro, che ansimava rumorosamente. Aveva in bocca un pezzo di legno, che depose davanti ai miei piedi.

In quel momento lo raggiunse la sua giovane padrona e insieme continuarono la loro passeggiata.

Raccolsi quel pezzo di legno e lo infilai nello zaino, considerandolo un regalo.

Qualche tempo dopo, tornato a casa, decisi di farne qualcosa e di appendere a questo strano albero alcune foglie raccolte in luoghi diversi. Una di queste, quella rossa, è la foglia che raccolsi quel giorno a Hampstead, accanto al punto in cui Nick fu fotografato con Gus.

Ancora oggi la foglia ha lo stesso colore rosso fiammante di quel giorno di Ottobre, il giorno in cui terminò la mia ricerca della Londra di Nick Drake.


Falling fast and falling free, you look to find a friend
Falling fast and falling free, this could just be the end
Falling fast, you stoop to touch and kiss the flowers that bend
And you’re ready now for the harvest breed


Ti è piaciuto questo articolo e non vuoi perdere i prossimi? Iscriviti alla newsletter di The LondoNerD: riceverai un avviso via mail ogni volta che un nuovo post sarà pubblicato.