L’autobus che saltò il Tower Bridge

Tower Bridge – Tube: Tower Hill


L’autobus numero 78, oggi come allora, parte da Shoreditch High Street e scende verso sud. Percorre Bishopsgate, ferma presso la stazione di Liverpool Street, poi raggiunge Aldgate e quindi prosegue in direzione del Tamigi, passando accanto alle mura della Torre di Londra.

La sera del 30 Dicembre 1952, alla guida del numero 78 c’era un conducente di 46 anni, Albert Gunter. Esperto, coscienzioso, in quei freddi giorni di fine anno l’uomo era particolarmente cauto.

Soltanto tre settimane prima, infatti, Londra aveva vissuto uno dei momenti più drammatici della sua storia, passato alle cronache con il nome di Grande Smog. Dal 5 al 9 Dicembre, infatti, una fittissima coltre letale aveva avvolto la città, provocando 12.000 morti accertati e riempiendo gli ospedali. In quei giorni si era verificata un’inversione termica causata dall’anticiclone delle Azzorre, che aveva intrappolato uno strato di aria fredda sotto un’altro di aria calda e aveva impedito così il normale ricambio.

Le basse temperature avevano portato i londinesi ad utilizzare più carbone per riscaldare le abitazioni e gli uffici, aumentando le emissioni di fumi che si erano così aggiunti a quelli che uscivano dalle ciminiere delle fabbriche. L’aria di Londra, in quei cinque interminabili giorni, era diventata velenosa. Poi l’emergenza era passata.

Intorno alle 21,30 di martedì 30 Dicembre l’autobus guidato da Albert Gunter, un AEC Regent III RT con il numero di matricola RT793, procedeva ad una velocità di 12 miglia all’ora lungo l’ultimo tratto a nord del fiume, con la Torre di Londra alla propria destra.

Tower Bridge Approach, così si chiama la strada che porta al ponte, è fiancheggiata su entrambi i lati da un massiccio parapetto, decorato da un motivo neogotico e punteggiato ogni quindici metri da eleganti lampioni in ghisa.

Non c’era nebbia, quella sera, e nemmeno molto traffico: la maggior parte dei londinesi era evidentemente a casa. Albert Gunter, con una ventina di passeggeri a bordo, procedeva cautamente.

Osservava le possenti mura della Torre e i lampioni sul lato opposto della strada, alimentati a gas. Gunter notò che anche quella sera, come sempre, il penultimo era spento. Anzi, gli mancava proprio la lanterna sulla sommità, chissà perché in tanti anni nessuno l’aveva mai riparato.

Inoltre c’era qualcosa di strano: tutti gli altri lampioni erano posti a uguale distanza l’uno dall’altro, mentre quello privo della lanterna era a pochi metri dall’ultimo. Rovinava la sequenza degli altri, perfettamente distanziati tra loro.

L’autista abbandonò rapidamente questo inutile pensiero e si concentrò sulla strada: l’autobus aveva ormai imboccato il Tower Bridge, sempre alla velocità di 12 miglia orarie.

Ad un certo punto, dopo aver superato la massiccia torre nord, Albert Gunter notò qualcosa di strano e terrificante: la strada davanti a lui era scomparsa!

Non era colpa della nebbia, perché la visibilità era perfetta, l’asfalto davanti all’autobus era davvero sparito. Gli ci volle qualche istante per capire quanto stava accadendo. Il ponte si stava sollevando!

“Normalmente” dichiarò nei giorni seguenti ai giornalisti “una luce rossa si accende per segnalare che le rampe del ponte si stanno per alzare. Quando ho imboccato il ponte la luce era verde. Improvvisamente ho visto affondare la strada di fronte a me, pensavo di sognare. Ho capito subito che avrei dovuto accelerare, altrimenti saremmo precipitati in acqua.”

Albert Gunter, un passato di autista di carri armati durante la guerra, premette a fondo sul pedale e l’autobus a due piani superò con un salto la distanza che si stava creando tra le due rampe del ponte.

Fortunatamente quella della sponda sud era leggermente in ritardo e pertanto era più bassa di quella da cui spiccò il volo l’autobus. Il veicolo atterrò con le ruote anteriori e poi con quelle posteriori, con un salto degno del Generale Lee di Hazzard. Sobbalzò più volte, barcollando pericolosamente.

Il conducente ebbe la prontezza di non fermarsi ma di proseguire fino alla fine della seconda rampa. Poi frenò, spense il motore e guardò nello specchietto retrovisore.

I cuscini erano volati ovunque, alcuni sedili si erano staccati. I passeggeri erano sparsi in giro, alcuni doloranti sul pavimento, altri ancora aggrappati ai corrimano. Per fortuna erano tutti coscienti.

Il telaio dell’autobus aveva ceduto, le sospensioni si erano rotte, alcuni vetri erano andati in frantumi. Ma il peggio era stato scongiurato. Soltanto in quel momento Albert Gunter avvertì una dolorosa fitta alla gamba.

Fu portato al Guy’s Hospital insieme a tutti i passeggeri e fu dimesso il giorno seguente, con una caviglia ingessata. Per la maggior parte degli occupanti dell’autobus soltanto qualche leggera escoriazione, tre furono invece trattenuti per accertamenti.

Cos’era successo dunque? Perché il ponte si era sollevato? Quella sera il guardiano incaricato della chiusura del ponte, assunto da poco, aveva dimenticato di azionare la campana e il semaforo rosso per fermare i veicoli in arrivo e non aveva chiuso in tempo i cancelli. L’autobus numero 78, ignaro del pericolo, era passato.

Nei giorni successivi al fatto Albert Gunter divenne una celebrità.

London Transport, il suo datore di lavoro, gli donò 10 sterline (circa 300 al cambio odierno). I giornalisti gli chiesero come avrebbe speso la ricompensa e lui rispose: “Cinque per me e cinque per la signora”.

La società che gestiva il Tower Bridge, per scusarsi, gli pagò altre 35 sterline e una vacanza per lui e famiglia a Bournemouth. Gunter non faceva ferie da cinque anni.

Da quel giorno i custodi del ponte non commisero più imprudenze come quella che stava per causare una vera tragedia.

Il semaforo rosso si accese puntualmente e la campana suonò ogni volta che il ponte doveva sollevarsi.

Sette mesi dopo l’incidente, la signorina May Walshaw, una dei passeggeri del numero 78 di quel fatidico 30 Dicembre, affrontò le sue paure e tornò a viaggiare su un autobus. Alla guida c’era Albert Gunter, che per l’occasione attraversò con lei il Tower Bridge, questa volta senza imprevisti. Due settimane più tardi la donna si sposò e volle Gunter come testimone.

Il Grande Smog del 1952 fu la principale motivazione che sei anni dopo portò ad una legge epocale, il Clean Air Act del 1956, che limitò moltissimo il consumo di carbone nelle case e vietò in tutta la zona centrale di Londra i combustibili che producevano fumo.

Fu così che venne sigillata per sempre la canna fumaria in ghisa che Albert Gunter aveva scambiato per un lampione quando percorreva il Tower Bridge Approach.

La canna fumaria/lampione era collegata ad un fuoco alimentato a carbone in una stanza nascosta sotto uno dei piloni del ponte, nella quale le guardie in servizio potevano riscaldarsi. Forse, la sera del 30 Dicembre 1952, davanti al fuoco c’era l’uomo che avrebbe dovuto segnalare l’apertura del ponte, suonando la campana e attivando il semaforo rosso.


E’ arrivato il momento di una nuova puntata di “Scerloccami questa!”.

Questa settimana lancio una sfida a tutti i lettori, premettendo due righe che possono aiutarvi a trovare la soluzione.

Alcuni giorni fa, rovistando tra vecchie carte del TGS Eurogroup (se non sapete di cosa parlo potete leggere questo vecchio post), ho trovato alcune fotografie che io e altri amici avevamo recuperato nell’archivio dell’associazione nel 2003, quando stavamo preparando i festeggiamenti per il 35esimo anniversario dalla fondazione. Tra le altre cose c’erano le immagini del concorso fotografico di Guildford ’86. Gli studenti si erano sfidati tra loro, scattando istantanee durante tutto il mese e stampando poi le migliori.

Ne ho trovata una che, oltre ad essere divertente, è perfetta per un nuovo capitolo di “Scerloccami questa!”.

L’autore dello scatto è Adriano, all’epoca sedicenne, con il quale sono riuscito a mettermi in contatto e che non ricorda assolutamente il luogo immortalato nella fotografia.

Gli indizi sono pochi ma c’è una data: l’estate del 1986. Il resto lo dovete scoprire voi. Ecco il link all’immagine a risoluzione piena, se volete scandagliarla a fondo. Avete due settimane a partire da oggi, chi indovina può scrivermi a questo indirizzo.

Break a leg! (in onore di Albert Gunter)


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