L’ultima esecuzione nella Torre di Londra

Torre di Londra – Tube: Tower Hill


Nella gelida serata del 31 Gennaio 1941 un Heinkel He 111 decollò dall’aeroporto di Schipol, Amsterdam. Il bombardiere tedesco aveva a bordo un uomo sulla quarantina, alto e magro, che indossava una tuta da aviatore ed era piuttosto nervoso. Era l’unico passeggero a bordo, insieme ai cinque membri dell’equipaggio.

A breve, raggiunto il cielo inglese, l’uomo avrebbe dovuto paracadutarsi. Sarebbe stato il primo lancio della sua vita.

Fu l’inesperienza a causare il fattaccio: con la porta dell’aereo già aperta, mise fuori inavvertitamente la gamba, che fu quasi risucchiata dalla forza del vento e sbattè violentemente contro la fiancata del velivolo. Dolorante, gli fu ordinato di buttarsi comunque e così, quando toccò terra, si fratturò la caviglia.

Era atterrato in un campo di patate vicino a Dovehouse Farm, Ramsey, nell’antica contea dell’Huntingdonshire. L’orologio segnava le 8 e 30 della sera.

Impossibilitato a camminare, l’uomo si coprì con il paracadute e cercò di combattere il freddo della notte fumando una dopo l’altra le sigarette che aveva portato con sè.

La mattina seguente, stremato, cercò di attirare l’attenzione sparando in aria con la sua pistola. Due contadini lo trovarono e lo consegnarono alla Home Guard di Ramsey, che a sua volta lo portò alla polizia.

Lo sconosciuto aveva con sé 497 sterline in contanti, alcuni documenti d’identità contraffatti, una radiotrasmittente, un dizionario tedesco/inglese e una salsiccia fatta in Germania.

Forse fu proprio quest’ultima a smascherarlo. Il suo nome non era James Rymer, come avrebbe voluto far credere. Si chiamava Josef Jakobs, non conosceva quasi l’inglese, ed era una spia nazista.

Nelle sue tasche la polizia trovò anche la fotografia di una donna, Clara Bauerle, cantante di cabaret e attrice diventata una spia dopo essersi esibita per anni in Inghilterra e aver addirittura imparato l’accento di Birmingham.

Josef Jakobs confessò che la donna, sua amante, avrebbe dovuto raggiungerlo presto, se le cose fossero andate dritte.

Ma per Jakobs il destino era segnato. I servizi segreti inglesi, allertati dall’agente doppiogiochista Arthur Owens, sapevano da giorni del suo imminente arrivo e lo stavano aspettando.

Fu trasferito alla prigione di Wandsworth e interrogato per settimane. Era nato nel 1898 in Lussemburgo, da genitori tedeschi che si erano poi trasferiti a Berlino. Veterano della Prima Guerra Mondiale, in cui aveva combattuto giovanissimo, poi dentista, raccontò che aveva accettato di entrare nella Abwehr, il servizio segreto militare tedesco, con la speranza di poter raggiungere l’Inghilterra e da lì scappare negli Stati Uniti. Dichiarò che era dalla parte degli inglesi, che era giunto lì per aiutarli a sconfiggere Hitler.

Il processo si tenne il 4 e il 5 Agosto di fronte ad un tribunale militare riunito ai Duke of York’s Headquarters di Chelsea.

Jakobs fu ritenuto colpevole di spionaggio e condannato a morte.

La data dell’esecuzione fu fissata per il 15 Agosto. Il luogo prescelto la Torre di Londra.

Nelle prime ore del mattino Josef Jakobs fu prelevato dalla sua cella, caricato su una camionetta e portato all’interno dell’antica fortezza reale. Il luogo dell’esecuzione fu il poligono di tiro situato tra le mure interne e quelle esterne, in corrispondenza della Martin Tower.

Un medico offrì al condannato delle pillole per calmare i nervi. Inizialmente le rifiutò ma poi accettò di prenderle.

Fu bendato e messo a sedere su una sedia Windsor. La caviglia non era evidentemente guarita e non gli permetteva di restare in piedi.

In corrispondenza del cuore fu attaccato con una spilla da balia un piccolo bersaglio di tessuto bianco, al quale mirarono gli otto fucilieri delle Scots Guards. Tre di loro spararono a salve, gli altri fecero centro e Jakobs morì all’istante.

Il corpo fu sepolto in una tomba nel cimitero cattolico di St Mary a Kensal Green.

Josef Jakobs, la spia che non parlava l’inglese, fu l’ultimo uomo a essere giustiziato all’interno della Torre di Londra. Aveva 43 anni.

La sedia su cui morì è oggi esposta in una teca di vetro, insieme al paracadute e all’elmetto che indossava la notte in cui arrivò sul suolo inglese.


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