In sella a una Brompton, sulle tracce di Stanley Green

Ho sempre avuto un debole per gli individui eccentrici e dovete convenire con me che Londra, da questo punto di vista, è un vero e proprio paradiso.

Di alcuni eccentrici ho già scritto, di altri racconterò le vite in futuro. Screaming Lord Sutch, The White Woman of Camberwell, Jesus… Memorizzate questi nomi perché prima o poi popoleranno le pagine del blog.

Il mese scorso, però, ho voluto calarmi nei panni di uno di loro, anche se soltanto per qualche ora, un po’ per celebrarlo e un po’ “per vedere di nascosto l’effetto che fa”, come cantava Enzo Jannacci cinquant’anni fa.

E proprio cinquant’anni fa Stanley Green, l’eccentrico londinese di cui ho scritto poco tempo fa, cominciava la sua personale e originale crociata contro l’eccesso di proteine. Ogni mattina partiva dal sobborgo di Northolt, nord-ovest di Londra, e pedalava fino al cuore della città, l’animata Oxford Street. Passava l’intera giornata percorrendola avanti e indietro con il suo enorme cartello e la sera inforcava la bicicletta per fare ritorno a casa. Tutto questo ogni giorno dell’anno, ad eccezione della domenica: pioggia, vento, neve, caldo torrido… niente era in grado di fermare la missione di Stanley Green.

Ho voluto rendere omaggio a questo personaggio irripetibile, ripercorrendo le sue tracce in sella ad una bicicletta, immaginando il suo abituale percorso e inserendo qualche piccola variante.

Innanzitutto ho cambiato il suo messaggio contro l’eccesso di proteine, su cui non mi trovo totalmente d’accordo, diciamo…

Ho dunque pensato a qualcosa di più attuale e alla fine ho deciso che una delle cause che il vecchio Stanley Green sposerebbe oggi, se fosse ancora tra noi, sarebbe quella contro la violenza e l’uso delle armi. Troppi morti ammazzati negli ultimi tempi, nelle strade di Londra. E dunque ho partorito un nuovo manifesto!

Ho deciso di stamparlo su una t-shirt, anziché portarlo in spalla per tutto il giorno come faceva lui.

Infine il mezzo di trasporto: non potevo che scegliere la bicicletta londinese per antonomasia, una Brompton!

Il brevetto di questo gioiello su due ruote risale al 1979 e da allora, a parte alcuni miglioramenti tecnici, non è cambiato di molto. Si tratta di una bicicletta pieghevole, con ruote da 16 pollici, con molte varianti a seconda del numero di marce, del materiale del telaio, della forma del manubrio.

Se ne vedono molte in città e il motivo è presto detto: sono velocissime da aprire e chiudere e sono l’ideale per l’impiegato che arriva a Londra in treno o in metropolitana e vuole raggiungere velocemente l’ufficio. Non è necessario lasciarla in strada perché occupa talmente poco posto da poter essere riposta sotto la scrivania durante l’orario di lavoro.

Infine l’azienda che le produce ha sede a Greenford, a dieci minuti di pedalata dalla casa popolare in cui viveva Stanley Green: evidentemente un segno del destino.
Brompton Bicycle gestisce anche il noleggio, con un sistema molto efficiente. I punti di consegna e riconsegna non sono moltissimi ma, adesso che li ho testati, li promuovo a pieni voti.

E poi volete forse mettere una elegante Brompton a confronto con le banali biciclette ufficiali marchiate Santander? Non sia mai!

Eccomi qui, allora, pronto a partire dallo spiazzo davanti al 34 di Haydock Green, un tempo dimora di Stanley Green. Davanti a me ben 24 km per arrivare in Oxford Street.

Buona parte del mio avvicinamento al centro di Londra è avvenuto lunga la pista ciclabile che fiancheggia la trafficatissima e inquinatissima A40. Davvero, durante l’ora scarsa in cui ho pedalato su quel tratto, ho respirato un’aria pessima.

Un occhio alla strada e uno pronto a notare quello che scorreva accanto a me. Northala Fields, ad esempio, proprio all’inizio del mio viaggio.

Un parco aperto nel 2008, fatto di quattro colline artificiali costruite con i detriti della demolizione del vecchio stadio di Wembley, quello in cui l’Inghilterra vinse il suo unico Mondiale nel 1966. C’è un pezzo di storia del calcio là sotto, in un certo senso…

Poi tanti anonimi sobborghi: Perivale, Alperton, North Acton, East Acton…

Arrivato a White City ho preso la direzione sud, verso il centro di produzione della BBC e il mastodontico centro commerciale Westfield, che ho attraversato passando per il parcheggio sotterraneo e riuscendo nell’impresa di perdere l’orientamento!

Sono riemerso dalle parti di Holland Park, ho lasciato alla mia destra il glorioso Coronet e ho iniziato a pedalare su Bayswater Road, costeggiando prima Kensington Gardens e poi Hyde Park, fino a raggiungere Marble Arch.

Lì ho iniziato Oxford Street, l’ultimo tratto del mio viaggio. L’ho percorsa tutta, fino ai piedi del Centre Point. Era un martedì mattina di agosto e la strada era piena di gente che entrava e usciva dai negozi e dai grandi magazzini che si affacciano sui suoi marciapiedi. Aveva scelto il posto giusto, il vecchio Stanley Green, per trovare un pubblico sempre numeroso e provare a catechizzarlo.

Evidentemente la sua crociata non ha portato i frutti che lui sperava ma in molti londinesi (e non solo) è rimasto il ricordo nitido di un personaggio bizzarro ma fondamentalmente innocuo.

Aver ripercorso il tragitto che lui affrontava tutti i giorni (soltanto a metà, però, perché lui la sera lo rifaceva al contrario!) è stato un modo per rendergli omaggio e immaginare la sua giornata-tipo.

In fondo, il mio è stato un tentativo di riabilitare la sua esistenza apparentemente inutile. Stanley Green appartiene a quella tradizione di eccentrici londinesi che, incuranti del mondo intorno a loro, seguono imperterriti la loro personalissima ossessione, con un’incredibile tenacia. Purtroppo sono sempre meno numerosi, al giorno d’oggi.

E le strade di Londra sono meno imprevedibili di un tempo.

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