Waterloo Sunset

Waterloo Bridge – Tube: Waterloo


Più ci penso e più mi convinco che è una canzone perfetta.

Da sempre ascolto musica di (quasi) tutti i generi e ci sono brani che non mi stancherei mai di ascoltare. Alcuni sono legati a quando ero adolescente (“Just” dei Radiohead mi dà ancora i brividi lungo la schiena), altri pezzi li ho incontrati e amati crescendo (“Wallflower” di Peter Gabriel, “Into The Mystic” di Van Morrison, “Cadence and Cascade” dei King Crimson), altri ancora sono piccole perle rinvenute per caso (“The Autumn Stone” degli Small Faces, ad esempio).

Potrei davvero continuare a lungo ma, se dovessi scegliere la canzone che più si avvicina alla perfezione, non avrei dubbi: la mia scelta cadrebbe su “Waterloo Sunset” dei Kinks.

Dirty old river, must you keep rolling
Flowing into the night
People so busy, makes me feel dizzy
Taxi light shines so bright
But I don’t need no friends
As long as I gaze on Waterloo sunset
I am in paradise

Every day I look at the world from my window
But chilly, chilly is the evening time
Waterloo sunset’s fine

Terry meets Julie, Waterloo Station
Every Friday night
But I am so lazy, don’t want to wander
I stay at home at night
But I don’t feel afraid
As long as I gaze on Waterloo sunset
I am in paradise

Every day I look at the world from my window
But chilly, chilly is the evening time
Waterloo sunset’s fine

Millions of people swarming like flies ’round Waterloo underground
But Terry and Julie cross over the river
Where they feel safe and sound
And they don’t need no friends
As long as they gaze on Waterloo sunset
They are in paradise

Waterloo sunset’s fine

L’autore è il frontman dei Kinks, Ray Davies. Probabilmente il compositore più sottovalutato della storia del rock. La musica e le parole gli vennero in sogno. Un mattino si svegliò nel suo appartamento a nord di Londra e la canzone era praticamente pronta.

In realtà, inizialmente, avrebbe dovuto chiamarsi “Liverpool Sunset”, per via della sua passione per quella città e per il Merseybeat. Poi seguì il saggio consiglio di chi un giorno gli aveva detto “parla delle cose che conosci”. E Ray, londinese purosangue, ambientò la storia nella sua città.

Conosceva bene i tramonti sul Tamigi da Waterloo Bridge, fin da quando, bambino, era stato ricoverato al St Thomas’ Hospital, dove aveva subito una tracheotomia. Qualche giorno dopo l’operazione, incapace di parlare, un’infermiera lo aveva portato in sedia a rotelle sul terrazzo dell’ospedale. Da lì poteva vedere il fiume. Era il tramonto e la scena, da quel giorno, rimase impressa nella testa del piccolo Ray.

Terry e Julie, i due protagonisti di “Waterloo Sunset”, non sono Terence Stamp e Julie Christie, come qualcuno suggerì all’epoca: sono una coppia qualsiasi, in cui ognuno può immedesimarsi.

Il post di oggi, più che un racconto, è un invito. La prossima volta che sarete a Londra attraversate il Tamigi sul Waterloo Bridge e, nel farlo, ascoltate nelle cuffie questa canzone. Meglio ancora se sarete in due e lo farete al tramonto.

Pete Townshend la definì “divina”, Damon Albarn e Paul Weller la ritengono la loro preferita. Molti artisti l’hanno voluta omaggiare…

“Waterloo Sunset” è come un quadro impressionista. Le luci dei taxi, la folla che sciama fuori dalla metropolitana, Terry e Julie… Colori vividi, pennellate veloci e decise.

E’ una canzone perfetta.


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