Una vera e propria ossessione

11 Shaftesbury Avenue – Tube: Piccadilly Circus


Solitamente l’immagine che fa da sfondo al mio desktop cambia piuttosto spesso. In rete mi capita spesso di imbattermi in fotografie che si prestano allo scopo, ovviamente fotografie che raffigurano Londra, e quindi più o meno ogni due settimane il mio Mac cambia aspetto.

Poi, però, capitano immagini particolari, la cui permanenza si allunga oltre la media. Un po’ perché mi ci affeziono, un po’ perché sono una spanna sopra le altre, un po’ perché nascono ossessioni come quella di cui sto per raccontarvi. Un’ossessione, questa, che potrebbe rapidamente portarmi alla pazzia.

La fotografia che alberga sul mio desktop da almeno tre mesi è questa:

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/b/b5/London_%2C_Kodachrome_by_Chalmers_Butterfield_edit.jpg

Se cercate su Google “london piccadilly circus 1949” ne troverete più copie, in varie risoluzioni, tutte attribuite ad un certo Chalmers Butterfield.

Flashbak, sito che adoro e che è molto rigoroso in questo genere di ricerche, dedica una pagina al fotografo e alla manciata di suoi scatti londinesi di cui si è a conoscenza. Nessuna notizia però su di lui. Tutto ciò che si sa è che il misterioso Chalmers Butterfield utilizzava una pellicola a colori chiamata Kodachrome, all’epoca non molto diffusa ed apprezzata successivamente dai fotografi, uscita di produzione nel 2009.

L’immagine del mio desktop è facile da identificare: raffigura la confluenza di Shaftesbury Avenue in Piccadilly Circus. E’ una fotografia che colpisce perché sembra scattata oggi: non siamo abituati a vedere il passato a colori, o almeno non con questa nitidezza e luminosità. Il cinema e le immagini dell’epoca ci hanno quasi convinto che la vita alla fine degli anni ’40 si svolgesse davvero in bianco e nero.

E invece… e invece la fotografia di Chalmers Butterfield ci fa immergere in una Londra inedita e viva, a cui è difficile resistere.

Ho studiato a fondo questa scena, perché volevo coglierne tutti i particolari, mi ci sono addentrato in maniera ossessiva, quasi morbosa. E questo post è il resoconto delle mie folli ricerche.

Prima di arrivare al succo, però, vi racconto cosa ho scoperto su Henry Norris Davidge, il farmacista dell’epoca in Shaftesbury Avenue. La sua bottega era al numero 11, ne potete scorgere l’insegna sotto quella del ristorante “Monico”: il simbolo di una bottiglia rossa e la scritta “Dispensing Chemists”.

Sposato con Frances Elizabeth, il 12 Aprile del 1938 Henry Norris Davidge pubblicò sul Croydon Times un trafiletto che iniziava con la frase “A tutti coloro a cui può interessare”. In sostanza disconosceva la consorte e la diffidava ad agire per suo conto in qualsiasi affare che lo riguardasse, sottolineando il fatto che la donna avesse sufficienti sostanze per ritenersi economicamente indipendente.

Trent’anni prima il farmacista era già comparso sui quotidiani londinesi per una curiosa trovata: era stato multato per aver bloccato il traffico di Shaftesbury Avenue esponendo in vetrina un pupazzo meccanico con le sembianze del comico Little Tich.

L’automa strizzava l’occhio, si inchinava e ballava il tip-tap indossando le celebri lunghissime scarpe che Little Tich usava in uno dei suoi spassosi sketch.

Il farmacista si era difeso in tribunale spiegando che il pupazzo era un metodo innovativo per pubblicizzare la sua ottima cura contro i reumatismi.

Lasciato il simpatico dottor Davidge, possiamo ora tornare alla fotografia del mio desktop e alla mia pericolosa ossessione.

La vera impresa, quella che mi ha impegnato per giorni, è stata infatti quella di confermare o meno la data riportata da tutte le fonti, il 1949. Vi dico subito che l’unica certezza riguarda l’ora dello scatto: se l’orologio di Saqui & Lawrence (la gioielleria la cui insegna fa capolino a sinistra) è puntuale, allora l’otturatore della macchina fotografia di Chalmers Butterfield si aprì e si chiuse alle 12,50.

La presenza dell’Eros News Theatre, cinema aperto nell’Agosto del 1934, mi ha fornito un primo aiuto, anche se non si legge il titolo dello spettacolo in corso. Il cerchio ha cominciato a restringersi dopo aver notato la scritta “BEA” sull’autobus che avanza nel traffico in direzione di Piccadilly Circus (attenzione, non è un Routemaster ma un più anziano AEC Regent III RT).

“BEA” sta per British European Airways, compagnia aerea attiva dal 1946. Un ulteriore passo verso la soluzione me l’ha fornito la scoperta di una seconda fotografia di Chalmers Butterfield, evidentemente scattata pochi minuti prima dell’altra.

L’orologio sulla destra, seminascosto dalla fontana di Eros in primo piano, ci dice che sono quasi certamente le 12,43. Non un grande indizio ma è stato utile confrontare le insegne pubblicitarie sulla facciata del London Pavilion (“Jacob’s Cream Crackers”, “Swallow Raincoats”, “Brylcreem”) con alcune immagini a cavallo tra gli anni ’40 e ’50, come la seguente.

Ma gli indizi decisivi li ho trovati sullo sfondo di entrambe le fotografie, in cui compaiono tre famosi teatri di Shaftesbury Avenue: il Lyric, l’Apollo e il Globe (oggi Gielgud Theatre).

All’Apollo è in scena “Treasure Hunt”, commedia che debuttò il 14 Settembre del 1949 e si spostò al St Martin’s Theatre il 12 Giugno del 1950.

A pochi metri di distanza, al Lyric, si intravede il nome dei due protagonisti dell’opera in cartellone quel giorno, Kay Hammond e John Clements. Consultando i quotidiani di quel periodo ho scoperto che i due, moglie e marito, erano impegnati nelle repliche di “The Beaux’ Stratagem”, andato in scena per la prima volta al Lyric il 27 Giugno 1949. Le repliche terminarono Sabato 19 Agosto 1950.

Sulla facciata del Globe, infine, si intuisce una scritta: “Ring Round The Moon”, commedia scritta da Jean Anouilh e in scena dal 26 Gennaio 1950 al 22 Settembre del 1951.

L’incrocio di tutte queste date restringe il campo a una manciata di mesi, compresa tra il 26 Gennaio 1950 (la prima rappresentazione di “Ring Round The Moon”) e il 12 Giugno dello stesso anno (l’ultima volta di “Treasure Hunt” all’Apollo.

Un ulteriore dettaglio: ho notato che l’insegna del tabaccaio accanto a Saqui & Lawrence cambiava spesso nel corso degli anni…

Il 2 Aprile 1949, il giorno in cui furono riaccese le insegne luminose di Piccadilly Circus dopo l’austerità energetica imposta dalla guerra, il negozio pubblicizzava le sigarette Player’s.

Pochi mesi dopo, in Agosto, mentre al cinema usciva “Trottie True”, il tabaccaio sponsorizzava le Will’s Gold Flake.

Stessa insegna la notte di Capodanno del 1950.

Una fotografia del Maggio 1950 (a datarla mi ha aiutato il film in programmazione al London Pavilion, “Champagne for Caesar” con Ronald Colman) mostra nuovamente la scritta “Player’s Please”.

Torniamo dunque all’immagine del mio desktop, per provare a tirare le somme.

Possiamo dedurre che la fotografia fu scattata in un periodo che va dal 26 Gennaio al mese di Maggio del 1950, perché il tabaccaio in quel periodo ha scelto l’insegna delle sigarette “Will’s Gold Flake” e non quella che dice “Player’s Please”.

I passanti indossano i cappotti e alcuni portano i guanti.

Allo stesso tempo sulla pensilina dell’Eros News Theatre compaiono dei fiori, a prima vista calendule gialle.

La calendula (marigold in inglese) fiorisce in primavera, pertanto mi sentirei di escludere i mesi di Gennaio, Febbraio e forse anche Marzo.

La mia ipotesi è dunque che Chalmers Butterfield scattò questa fotografia nel mese di Aprile del 1950. Ed escludo pertanto che risalga al 1949.

Volete dire la vostra, cari lettori? Il dibattito è aperto.


Ti è piaciuto questo articolo e non vuoi perdere i prossimi? Iscriviti alla newsletter di The LondoNerD: riceverai un avviso via mail ogni volta che un nuovo post sarà pubblicato.

4 thoughts on “Una vera e propria ossessione”

  1. Bisogna che te lo dico: “questa volta hai superato te stesso nell’ossessione per la ricerca dei particolari di Londra” (in modo simpatico eh!)
    Dovresti avere una carica in qualche Society of London tipo “ricercatore storico” o simile!
    I tuoi articoli sono sempre interessanti e soprattutto originali, diversi da tutti gli altri su Londra. Complimenti!

  2. Sono d’accordo, un’ossessione veramente interessante e produttiva. Non andare dallo psicologo. E’ lo psicologo che deve venire da te.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *