Il mercato delle mogli

Smithfield Market – Tube: Farringdon


La prima volta che visitai il mercato di Smithfield fu nel 2016, quando mi trovavo da quelle parti per vedere da vicino la straordinaria “watch house” di Giltspur Street.

La storia del più antico mercato di carne e bestiame di tutto il Regno Unito inizia nel Medio Evo, quando qui c’era una grande e piatta distesa d’erba conosciuta con il nome di “Smooth Field”. “Smooth” fu in seguito storpiato in “Smith” e la zona divenne un luogo d’incontro per le corse dei cavalli, l’acquisto del bestiame e la vendita delle carni.

L’espansione di Londra nei secoli successivi circondò il mercato di case e di botteghe, tanto che fu necessario erigere un recinto di legno per contenere gli animali che avrebbero altrimenti invaso le strade.

In epoca vittoriana la situazione non era più sostenibile. La sporcizia, gli odori, il pericolo di epidemie e la criminalità che imperversava nella zona non erano degne della grande capitale del mondo che era diventata Londra.

Il Parlamento approvò nel 1852 lo Smithfield Market Removal Act, che spostò altrove il commercio degli animali vivi. Qualche anno dopo fu autorizzata la costruzione di un grande mercato coperto e l’incarico fu affidato all’architetto Horace Jones, l’uomo che anni dopo avrebbe costruito il Tower Bridge.

Il magnifico complesso che ammiriamo oggi è soltanto una parte dei “London Central Markets”, l’unione di più mercati adiacenti: Smithfield Meat Market (l’edificio disegnato da Jones, diviso in East e West Market), Poultry Market (un unico, immenso padiglione terminato nel 1963 e dedicato al pollame), il General Market (vittoriano anch’esso) e i più modesti Fish Market e Red House, oggi chiusi.

Il mercato progettato da Horace Jones, quando fu aperto nel 1868, era a dir poco avveniristico. Al centro, tra le due enormi ali, corre la Grand Avenue, una strada larga e riparata da un ampio tetto ricco di decorazioni in ghisa.

Alle estremità ci sono quattro statue che rappresentano Londra, Edinburgo, Liverpool e Dublino. Agli angoli dell’edificio si trovano otto torri ottagonali, dotate di eleganti cupole e presidiate da grifoni in pietra.

Le variopinte porte di accesso al mercato sono il perfetto esempio di come i vittoriani riuscivano a coniugare la praticità con la bellezza.

Sotto terra Horace Jones fece scavare un tunnel ferroviario che permise il collegamento del mercato con la ferrovia tra Blackfriars e King’s Cross.

Alcuni binari permettevano il rapido trasferimento delle carcasse nelle celle frigorifere sotterranee e gli ascensori consentivano di farle arrivare infine al mercato in superficie.

Tutte queste innovazioni fecero sì che Smithfield diventasse un mercato all’avanguardia e che il quartiere tornasse rapidamente vivibile.

La costruzione di un mercato così efficiente e moderno, però, non fu sufficiente a debellare una piaga che affliggeva Londra e che a Smithfield era presente più che in ogni altra zona della città.

Accanto alla vendita del bestiame, infatti, prosperava da secoli un altro tipo di commercio: la vendita delle mogli.

Non c’è certezza sulla data di inizio di questa usanza ma sappiamo per certo che nel 1533 un prelato di St. Nicholas Cole Abbey vendette la propria consorte ad un macellaio.

Era da poco ascesa al trono la Regina Maria, cattolica e figlia di Enrico VIII, che aveva ristabilito il celibato per i preti. Thomas Sowdley, di fronte alla drastica scelta tra sua moglie e lo stipendio, optò per il secondo. Si recò a Smithfield e, trovato l’acquirente, concluse la trattativa senza troppi rimorsi. Al ritorno i parrocchiani lo accolsero caricandolo su un carretto che percorse Cheapside mentre la gente dalle finestre lo bersagliava con uova marce e svuotava vasi da notte sulla sua testa.

All’epoca il divorzio non esisteva (il primo ebbe luogo in Inghilterra soltanto nel 1857) e per sciogliere un matrimonio serviva tempo e una quantità di denaro non indifferente. Erano necessari un atto del Parlamento e il riconoscimento da parte della Chiesa.

La vendita pubblica di una moglie, considerata un vero e proprio bene di proprietà del marito, diventava quindi la soluzione del problema.

La poveretta veniva portata al mercato dei bovini con una corda o un nastro appesi al collo o legati al polso. Si teneva quindi una vera e propria asta, alla fine della quale, incredibilmente, il compratore e l’ormai ex marito suggellavano la trattativa con una bevuta di birra.

L’unica facoltà concessa alla povera moglie era il veto che poteva mettere sull’uomo che l’avrebbe acquistata e, in caso di più pretendenti, poteva scegliere il meno peggio.

La vendita di una moglie era ovviamente illegale ma le autorità chiudevano un occhio, perché era considerata una forma di divorzio alla portata delle persone meno abbienti. I giornali pubblicavano spesso la notizia di una vendita imminente e nel giorno stabilito si radunava un nutrito gruppo di possibili compratori.

Il Times, in un trafiletto pubblicato il 22 Luglio 1797, certificava la popolarità di Smithfield:

“Il crescente valore del gentil sesso è considerato da molti eminenti scrittori un indicatore certo di una maggiore civiltà. Smithfield, da questo punto di vista, ha grandi pretese di raffinato miglioramento, dato che il prezzo delle mogli è salito in quel mercato da mezza ghinea e tre ghinee e mezzo. Per qualche errore o omissione nel resoconto di Smithfield, non conosciamo il prezzo medio delle mogli nella scorsa settimana.”

Il culmine di questa pratica abominevole si ebbe tra il 1820 e il 1830, poi il divorzio legale cominciò a prendere piede.

A quanto pare l’ultima trattativa ebbe luogo a Leeds nel 1913. Un uomo cedette la propria consorte ad un collega di lavoro per la cifra di una sterlina.



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